Magdalena

In co-produzione con
La Biennale di Venezia
Festival Internazionale di Abano Danza
Comune di Venezia

Coreografie di Michela Barasciutti
Regia di Michela Barasciutti e Stefano Maria Ricatti
Musiche originali di Stefano Maria Ricatti eseguite dal “Ricatti Ensemble”
Interpreti: Michela Barasciutti, Corrado Canulli

In Magdalena viene affrontata l’enigmatica figura di Maria Maddalena e il suo rapporto con il Cristo, vista sotto forma di “passione”.

Per questo ci siamo avvalsi della collaborazione del Prof. Alessandro Costantini (Dip. di Francesistica) dell’Università degli studi di Venezia – Ca’ Foscari, e del Dott Carlo Campana della Biblioteca nazionale Marciana che hanno fornito il materiale storico-letterario che ha permesso la realizzazione dei testi per la ricerca storico-filologica che
guida questa creazione.
Ci si è avvalsi infatti, oltre che ai riferimenti nei Vangeli Apocrifi (soprattutto gli “Armeni dell’Infanzia” e quelli “Gnostici”), a varie fonti storiche, e ad alcuni testi.letterari del ‘400 e del ‘600.

Se ci basiamo sui testi dei vangeli canonici, scopriamo immediatamente una figura che viene tracciata con pochissime linee storiche, con apparizioni solamente episodiche, mentre andando a scavare nei testi apocrifi, scopriamo esattamente il contrario di quello che la letteratura ufficiale (canonica) vuole farci conoscere.
Abbiamo avuto la netta sensazione che la gigantesca figura di Maddalena sia stata oscurata, vogliamo pensare, a causa del suo amore profondo, che l’ha spinta a osare ciò che non poteva essere ammesso; lei ha reso terreno ciò che era mistico, ha reso carnale ciò che era divino, ha osato amare Gesù Cristo, ma non solo, ancor di più da questo ha osato farsi amare.

Le musiche per questo balletto sono state appositamente composte da Stefano Maria Ricatti.

 

APPUNTI DEL COREOGRAFO

 

Da anni era nel mio cuore la figura di Maddalena, e non mi sapevo spiegare razionalmente il perché, ma sentivo un’attrazione e insieme la necessità di scoprire, di capire questa figura di donna collocata nella storia come una figura velata o meglio ancora con delle definizioni precise come prostituta prima e penitente poi.

 

Attraverso ricerche prima timide poi sempre di più approfondite, grazie all’aiuto di Stefano Costantini, sono riuscita a spiegarmi il perché di questa mia spinta “viscerale” verso questa donna.

 

Ho scoperto attraverso il materiale raccolto il suo carattere, il suo percorso di vita, il suo amore, la sua passione lacerante nel perdere suo “uomo”.

 

Sì, Maddalena era una donna che ha vissuto un amore grande e che ne ha subito il distacco lacerante.

 

Il lavoro è stato lungo e con molte pause di riflessione.; momenti in cui lasciavo dormire (e cullavo nello stesso tempo) dentro di me questa figura di donna, le immagini, le sensazioni, le emozioni, il dolore, la curiosità, la tenerezza, la paura, l’amore fino al momento in cui ho sentito il bisogno di scriverlo (coreografarlo), di rappresentarlo.

 

Ho voluto renderla terrena, donna che ama, che soffre, che cerca, che grida.

 

Per poter nutrire e dar corpo a Maddalena, ho chiesto a Stefano Maria Ricatti di comporre la musica, perché sapevo che come me l’avrebbe amata e l’avrebbe resa vera.

 

Attraverso un percorso emozionale vissuto assieme prima, e in solitudine poi, sono usciti i momenti che tracciano i punti cardini di questo lavoro.

 

Maddalena appare nel prologo spinta e relegata in una “stanza” (che noi vogliamo) di luce dove cerca di strappare le pareti.

 

E’ dolce nell’infanzia, curiosa, sensuale, aperta al mondo e alla scoperta; è gioia nell’incontro con il Cristo, appassionata e felice nel suo rapporto d’amore; si sente impotente e pietrificata nel presagio della perdita del suo “uomo”, piange silenziosamente il suo dolore, vive la sua passione, in modo prima implosivo (ovattata, stordita), poi esplosivo e lacerante, urla la sua tragedia spinta e relegata “nella stanza” (che noi vogliamo) di luce, urla con tutta sé stessa.

 

Michela Barasciutti

 

 

APPUNTI DEL RICERCATORE

 

Accostarsi alla figura di Maria Maddalena, cercando di ricostruirne la storia al di là di quello che ci ha tramandato la tradizione canonica, si è presentato contemporaneamente come un lavoro difficile e allo stesso tempo coinvolgente e appassionante.

 

Se ci basiamo sui testi dei vangeli, scopriamo immediatamente una figura che viene tracciata con pochissime linee storiche, con apparizioni solamente episodiche, eppure qualcosa non ci convince nel considerare questa “donna” solamente come una dei tanti discepoli al seguito del Cristo, quando un’eretica tradizione popolare la identifica addirittura come la sua amante.

 

Per questo, oltre ai vangeli canonici, consultiamo altri testi importanti della tradizione letteraria ecclesiastica, come per es. La Leggenda Aurea, di Jacopo da Varagine, il Dictionnaire des Saints di Marteau de Langle de Cary e G. Taburet-Missoffe e altri ancora, senza poter ricavare elementi preziosi per ricostruire una vera e completa storia di Maddalena.

 

Persino Renan, nella sua storia di Cristo tralascia completamente la figura di Maddalena, definendola una “fanatica visionaria” e non attendibile.

 

Ancora la consultazione di moltissimi testi quali “Le mysthère de la passion” di Jean Michel (1486), Maddalena del Policrotti (1588) e altri testi ancora tra ‘400 e ‘800.

 

In tutti Maddalena appare come “peccatrice” prima, “penitente” poi e “Santa” infine.

 

Abbiamo la netta impressione che questa figura venga in qualche modo “oscurata” dai testi ufficiali e dalla tradizione, eppure…

 

Nel testo di Brignole di Sale “Maria Maddalena penitente e convertita”, ricaviamo moltissime e preziose informazioni sulla “storia” di Maddalena, e il Brignole di Sale ce la dipinge come una donna trasportata da un grande amore mistico e totale nei confronti del Cristo, talmente profondo che spesso le parole di “amore” in senso religioso si perdono nell’amore tout-court, senza però che il Brignole, autore barocco del ‘600, periodo in odor di inquisizione, possa, o voglia, farle manifestare come amore terreno, sensuale, carnale.

 

Andando a scavare nei testi apocrifi, scopriamo esattamente il contrario di quello che la letteratura ufficiale (canonica) vuole farci conoscere; vi sono testimonianze di profondo affetto tra Gesù e Maddalena sin dall’infanzia (Vangeli Armeni dell’infanzia), o altre pagine di particolare intimità, ma più di tutti ci danno informazioni i vangeli gnostici; nel vangelo di Filippo il rapporto d’amore tra Maddalena e Gesù viene dichiarato e difeso dal Cristo, ma ancor di più, ci convince “Il vangelo di Maria” (Maddalena), il più ermetico, complesso e di difficile lettura tra tutti i vangeli, apocrifi e non. Qui Maddalena, dopo la morte del Cristo viene interrogata dagli apostoli per “tradurre”, spiegare il pensiero mistico cristiano a tutti loro oscuro. Ecco quindi che la figura di Maddalena si colloca con primaria importanza, evidentemente non solo come semplice discepola, ma come stretta “collaboratrice”, confidente, e, alla luce delle altre testimonianze, compagna del Cristo.

 

Abbiamo avuto la netta sensazione che la gigantesca figura di Maddalena sia stata oscurata, vogliamo pensare, a causa del suo amore profondo, che l’ha spinta a osare ciò che non poteva essere ammesso; lei ha reso terreno ciò che era mistico, ha reso carnale ciò che era divino, ha osato amare Gesù Cristo, ma non solo, ancor di più da questo ha osato farsi amare.

 

Stefano Costantini

 

 

APPUNTI DEL COMPOSITORE

 

Quando Michela mi propose di lavorare sulla figura della Maddalena, seppi immediatamente che avrei accettato (impossibile dire di no a Michela) e che avrei avuto bisogno, per tale compito, di grande forza e concentrazione, intuendone immediatamente il necessario impegno mentale e fisico. Mi tornarono alla mente i mesi di lavoro su ”Anna Frank” (Bel Teatro PD), estremi, totali, dolorosi…

 

Seguirono numerosi incontri con Michela e Stefano, durante i quali ognuno portava idee, intuizioni prime, possibili visuali, ma anche testi storici, traduzioni da vangeli arabi ed armeni, partiture antiche, articoli di quotidiani (ottime le cene nella loro casa essenziale!).

 

Al solito, poi, ho preferito lavorare in solitudine. Al solito, prima di buttar giù una sola nota, ho avuto bisogno di immaginare l’intero percorso e tutto ciò che sarebbe accaduto in scena (e a me in rapporto a quella scena), forte di quanto ci eravamo scambiati durante i nostri incontri, fino a vederne drammaturgia, gesto e luce in cinque momenti fondamentali: Prologo, Infanzia, Incontro-amore-presagio, Lacrime, Passione. Maddalena confinata fin dall’inizio ai margini del palcoscenico (e della storia), pressata da un buio (programmatico) e da un suono (ed un’ufficialità), che le toglie la possibilità di esprimere; la sua infanzia-curiosità-scoperta-maturazione-sensualità che la conduce all’incontro con l’amore pieno e il dolore allucinante della perdita; lo strazio della passione, che lei condivide fino a portarne i segni tremendi in un grido.

 

La musica doveva contenere e generare il tutto, se nutrita del necessario: il suono determina il tempo, disegna lo spazio, guida il gesto, accende la luce. Ed è quel nutrirsi la fase più dolorosa. Perché di Maddalena ci si innamora, si finisce per sentirne il respiro, si ha voglia di toccarla, di rapirla e strapparla al suo destino disperato; di asciugarle il sudore e pettinarla, mentre avanza e sviene nella “sua” inesorabile passione; di riaverla vicina e salva, quando ne è stato fatto scempio e censura, dolore insonorizzato che ha reso tutti noi meno veri, separati, parziali.

 

Un ringraziamento a Michela per avermi ritenuto e, forse, reso capace di questa impresa.

 

A Stefano Costantini per il prezioso lavoro di ricerca (e per le ottime cene).

 

Ai musicisti del Ricatti ensemble che, con la loro sensibilità, hanno dato voce e “corpo” ai pensieri e da anni condividono le mie avventure: Sladjana Bozic (voce): Roberto Favaro (sax soprano), Enrico Pini (contrabbasso), Oreste Sabadin (Clarinetto), Damiano Visentin (fagotto) e Valerio Nigrelli (suggerimenti e missaggi).

 

Mie, infine, sono le chitarre, le altre voci, le percussioni, gli organi: sono un po’ tutti noi, corresponsabili innocenti, richiamati da un grido, che non sentivamo da tempo.

 

Stefano M. Ricatti