Body-satt-va
colui che porta equilibrio
Coreografia, danza e video: Ambrose Laudani
Poesie: Giovanni Pascoli, Giovanni Raboni e Mario Luzi;
Voce: Vittorio Gassman (da “Antologia personale di Vittorio Gassman
del ‘800 e ‘900”)
Bod(y)SattVa è un progetto che era nella mia testa ormai da tempo. Nonostante sia cresciuto in una famiglia italiana, in casa si è sempre respirata l’aria dell’India un po’ per il profumo della cucina indiana di mia madre un po’ per i racconti dei miti e dei saadhu indiani di cui ci copriva mio padre, immancabilmente ad ogni cena. E’ così che apprendo il vocabolo “Bodhisattva”, si tratta di un termine sanscrito mahayanico (“grande veicolo”, 100 d.C.) che significa: uno il cui essere o la cui essenza (sattva) é la “bodhi” cioè la saggezza. Usato per indicare chiunque abbia raggiunto un punto di equilibrio, di illuminazione (Gesù, Ramana Maharshi, Buddha stesso sono Bodhisattva).
Il senso profondo del termine “Saggezza” lo tradurrei oggi giorno nella parola “Equilibrio”, equilibrio nello spirito e nel corpo: da qui il gioco fonetico tra la parola originale Bodhi e Body, corpo.
Trovo il punto in questione profondamente legato a uno dei problemi più grandi dei nostri tempi: trovare un equilibrio: tra Paesi in guerra, all’interno della famiglia, e per quanto mi riguarda più direttamente, trovare un giusto equilibrio in me.
Nasce così il mio assolo che, lontano dalla danza tradizionale indiana, attraverso un linguaggio contemporaneo cerca di spiegare questo desiderio di raggiungere un equilibrio fisico (metafora di quello spirituale) fino alla speranza di giungere alla sospensione…
La visione del Gange (la grande Mamma Gangha per gli indiani) e di realtà estreme, durante la mia avventura in India a Natale e capodanno 2006/07, mi ha spinto ad intraprendere questo “viaggio” coreografico in maniera concreta:
Raccontare dell’inevitabile capacità dell’uomo di perdersi come un naufrago…
Pure di quella straordinaria forza che ha di ritrovare se stesso…
L’uomo del mio solo parla anche del mio sangue ormai italiano: bolle, si mescola e diviene acqua, acqua della grande Mamma Gangha (Gange)…
Mamma… italiana… mamma… indiana, la mia esperienza adottiva, sviscerata senza violenza, con amore…come un dolce ricordo… le mie due mamme: l’Italia, l’India colui che porta equilibrio.
(Ambrose Laudani)
Metamorfosi
Coreografia, danza: Marco Mantovani
Musiche: AA. VV.
É una “finestra coreografica” che fonde, attraverso una luce guida, colore e danza, movimento e ricerca della forma del corpo.
La danza della Metamorfosi che modifica il nostro umore come il paesaggio intorno a noi.
ΤAKIS
Coreografia, regia , elementi scenici e testi: Carlotta Plebs
Musiche: Ludwig Minkus, Franz Schubert, brani tratti da musica popolare greca.
Elaborazione musicale: Mauro Casappa
Quando una parte di noi si congeda per sempre, accade di ritrovarsi con domande irrisolte e desideri inespressi rimasti in sospeso. Questo progetto nasce dalla personale sensazione avuta dell’imminente sopraggiungere la fine di un qualcosa. Un messaggio, rivelatomi in una notte divisa tra sogno e insonnia, punteggiata da un cielo rosso.
È così che Takis, esiliato greco che vive in salotto, per sua natura accetterà il ruolo di confidente e amico, accompagnando questo viaggio tra ricordi e prese di coscienza, tra paesaggi da sogno e la cruda realtà scandita da un tempo che divide e che inesorabilmente passa.
Alla fine, forse, la scelta migliore per poter riuscire a vivere ancora la vita è quella di cancellare ogni forma di ricordo, nel bene e nel male, accettando di vivere solo esclusivamente il presente, lasciandosi indietro “il Tutto”.
“ Quando la foresta avanza, la fuga è inutile, soprattutto se noi stessi siamo alberi“
“ Preparo da mangiare nel baule. Mangio e parlo ai miei stivali. Canto nei miei stivali. Urlo nei miei stivali. ”
Tahar Ben Jelloun , Le pareti della solitudine.